Come si fotografa un lavoro digitale?

Diciamo che sei una copywriter, una web designer o una consulente di marketing; insomma, una freelance digitale. Il tuo lavoro si svolge davanti allo schermo, tra un software, una casella mail e una videochiamata. I tuoi ferri del mestiere sono fatti di pixel; la cosa work related più materiale che hai visto nell’ultimo anno è stata il piano della scrivania a cui hai dato una testata in un momento di sconforto.

Ti dicono che per comunicare servono fotografie del tuo lavoro, giusto? Nelle tue storie di Instagram quotidiane ci sono istantanee del monitor opportunamente censurato e dettagli geometrici della tastiera. Sul sito hai messo mockup su mockup di schermi e cancelleria. Nel tuo feed social sei seduta alla tua postazione di lavoro un post sì e l’altro pure. Ti sarai accorta anche tu le foto che ti ritraggono davanti al computer sono molto belle ma… come dire… poco variegate (tradotto: bella la prima, bella la seconda, magari pure la quinta, poi però anche basta).

Capiamoci, non sto dicendo che questo tipo di scatto sia il male assoluto. Sono una fan dell’approccio reportage, quindi ti proporrò sempre qualche foto alla scrivania, perché mi piace raccontare la quotidianità del tuo lavoro così com’è per portare il pubblico al tuo fianco. Queste immagini però non bastano per rappresentare in modo creativo e attraente i tuoi servizi. Quindi… che si fa?

Tradurre concetti astratti in foto

Durante la progettazione del tuo servizio fotografico di branding, una delle sfide da affrontare è il bisogno di tradurre in immagini i concetti astratti che hanno a che fare con l’offerta e la mission del tuo business. Quando il servizio è intangibile possiamo usare oggetti, gesti e situazioni per creare dei rimandi visivi ad esso.

Ecco alcune domande che puoi farti se sei alla ricerca di idee per le tue foto:

  1. Quali oggetti di uso quotidiano sono collegati agli stessi temi del tuo servizio, declinati in altri contesti? Ad esempio: se la tua specialità è trovare soluzioni a problemi complessi, fotografa un cubo di rubik tra le tue mani.
  2. Se andassi a fare il tuo lavoro 100 anni fa grazie a una macchina del tempo, quali strumenti useresti invece del computer? Ad esempio: una copywriter userebbe una macchina da scrivere o una boccetta di inchiostro
  3. Come si sentirà il/la cliente mentre lavora con te? Ad esempio: se ti impegni a creare un clima zen durante le tue consulenze, fotografa l’angolino che ti sei ritagliata nel soggiorno per praticare yoga, tappetino e palo santo compresi.
  4. In che modo la sua vita migliorerà dopo aver lavorato con te? Quali cambiamenti stai promettendo? Ad esempio: la crescita di un business non può essere misurata con il metro a nastro… o forse sì?

Le fotografie “metaforiche” sono, come tutte le altre foto che usi per comunicare, un’occasione per contribuire alla definizione dell’atmosfera del tuo personal brand. Approfittane per scegliere oggetti collegati a quello che vuoi che il pubblico sappia di te (ad esempio gli hobby che condividete) o per richiamare i colori della tua identità visiva.

Dal digitale all’analogico

Un altro modo in cui puoi rendere il tuo lavoro tangibile e, di conseguenza, fotografabile, è mettere in scena in modo analogico le attività che svolgi in digitale. Prendiamo il classico esempio del brainstorming: le mappe mentali che di solito tracci sul tuo schermo possono diventare una parete piena di post it, ritagli attaccati a una bacheca di sughero o anche solo linee e parole disegnate con i pennarelli colorati su un grande foglio di carta.

Queste sono solo due delle categorie di foto con le quali costruiamo il racconto della tua attività nel corso della Sessione Storytelling, il servizio fotografico di personal branding. Se sei curiosa di conoscere anche le altre, scrivimi per prenotare una call conoscitiva e ci faremo una chiacchierata a proposito di come posso aiutarti a conquistare la tua potenziale clientela con fotografie all’altezza del tuo business.

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